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Ieri, pochi minuti prima che il popolo europeo festeggiasse lo scollinamento verso il nuovo anno, è andato miseramente e barbaramente in frantumi l’ultimo dei buoni sogni occidentali che permetteva ai bambini di essere e di sentirsi ancora tali. Un “bastardo senza gloria” ha voluto ripetere un copione alla Tarantino ormai visto e rivisto troppe volte. E’ entrato in un locale di Istanbul dove giovani turchi e comitive di turisti stranieri si preparavano a brindare per un 201 7 possibilmente più sereno rispetto ai dodici mesi balordi trascorsi e ha sparato nel mucchio sino a quando i proiettili del suo kalashnikov non sono finiti. Poi è fuggito, lasciando sulla pista da ballo trentanove morti dei quali sedici forestieri. I sopravvissuti lo ricordano bene. Non potranno mai dimenticarlo. L’assassino era vestito da Babbo Natale.

Ecco che il vecchio ed eterno nonno di tutti i bambini del mondo, improvvisamente, viene sfigurato dalla barbarie dell’estremismo islamico i cui fanatici proseliti arrivano al punto di usare persino simboli innocenti che dovrebbero appartenere anche ai loro figli pur di arrivare a colpire ovunque e senza ragione alcuna. Ieri, fin dalle prime ore del mattino, tutte le più importanti città europee si mostravano come fortini blindati da esercito, polizia e cecchini sui tetti nelle zone degli obbiettivi maggiormente sensibili. Una festa per certi versi anomala e violentata, ma perlomeno garante di una certa sicurezza. Il governo turco, evidentemente, ha sottovalutato il rischio di trovarsi anche lui sotto tiro. Il recentissimo accordo tra Putin ed Erdogan aveva creato qualche illusione di troppo. E l’Isis ha colpito proprio lì, nel ventre molle con diabolica e schifosa astuzia.

Istanbul è una città magica. Meta di tantissimi italiani. Mentre scrivo non è ancora dato sapere l’identità degli stranieri assassinati. Turisti che senza dubbio visitando la metropoli turca avevano fatto una sosta alla Moschea Blu, il tempio più sontuoso e celebre di tutto l’Islam. Simbolo planetario di una religione al pari di Castel Sant’Angelo in Vaticano. Una meta irrinunciabile anche per un “infedele”. Ricordo di esserci stato insieme con Cesare Prandelli quando lui era andato in Turchia per allenare il Galatasaray. Non potemmo evitare, dopo aver lasciato le scarpe fuori, di inginocchiarci sopra uno dei tanti tappetini e di riflettere in silenzio. Dio non ha volto e non ha nome. E se non dovesse esistere sarebbe lo stesso. Un atto dovuto alla suggestione del luogo e al rispetto dei fedeli.

Ciò che avrebbe dovuto fare il mostro di Capodanno, ancora in fuga. Entrare, ragionare, sentirsi coinvolto dallo spirito di una città che per metà è cattolica e per metà musulmana, abbandonare il mitra sovietico e mettersi a ballare. Era vestito da Babbo Natale. Babbo Natale avrebbe fatto così. Ora occorrerà dire la verità a tutti i bambini del mondo. Che Babbo Natale non esiste. Perché non può esserci un vecchio nonno che uccide.