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Andrea Agnelli rischia grosso nel "caso biglietti" che lo vede coinvolto in un processo presso il Tribunale federale Nazionale. La richiesta del capo della procura, Giuseppe Pecoraro, parla di due anni e mezzo di inibizione (qui i dettagli). Una pena decisamente eccessiva secondo l'avvocato Mattia Grassani, esperto in diritto sportivo e civile, intervistato da Goal Italia:

PENA ECCESSIVA - "Premetto che il quantum sanzionatorio richiesto dalla Procura Federale sia nei confronti del presidente Agnelli sia nei confronti del Club mi sembra eccessivamente afflittivo e gravoso".

LE POSSIBILI CONSEGUENZE - "Detto ciò, il Tribunale Federale Nazionale, Sezione Disciplinare, valutate le risultanze dell'indagine, nonché le difese della Juventus e dei propri dirigenti, qualora dovesse accertare le responsabilità dei deferiti, potrà accogliere la richiesta, in maniera integrale, oppure irrogare sanzioni anche sensibilmente più miti.

ULTERIORE RISCHIO - "Teoricamente potrebbe anche inasprire le pene richieste dall'organo requirente, ma si tratta di un caso estremamente raro, che reputo possa escludersi nella fattispecie in esame, in ragione della severità delle sanzioni invocate dall'organo requirente. Infine, qualora il Tribunale Federale ritenesse insussistenti le responsabilità disciplinari dei deferiti, disporrà il proscioglimento degli stessi. La parte (Procura Federale o deferiti) insoddisfatta dell'esito del giudizio di primo grado potrà ricorrere alla Corte Federale d'Appello FIGC e, in ultima istanza, al Collegio di Garanzia del CONI, in quest'ultimo grado solo per ragioni di legittimità, e non di merito".

GLI EFFETTI SU AGNELLI - "Questa rappresenta, senz'altro, una richiesta pesantissima. Probabilmente senza precedenti per questioni diverse dagli illeciti sportivi, che impedirebbe al presidente Agnelli l'esercizio di tutte le attività rilevanti per l'ordinamento sportivo (titolarità di cariche rappresentative, svolgimento di trattative per il trasferimento dei calciatori, sottoscrizione di documenti rilevanti in ambito FIGC, accesso sul terreno di gioco e nell'area degli spogliatoi), ma non di quelle proprie di un Presidente del C.d.A di una qualsiasi società per azioni quotata in borsa in ambito non sportivo. Conseguentemente, le eventuali dimissioni rappresentano un atto ma non dovuto né obbligatorio"

GIUSTIZIA SPORTIVA DA RIVEDERE - "Si tratta di un discorso troppo ampio da poter essere affrontato in poche battute. Certamente, la crescita esponenziale degli interessi, la complessità delle normative e l'enorme differenza tra settore professionistico e dilettantistico imporrebbero significative riflessioni sull'adeguatezza dell'attuale regolamentazione e dell'organizzazione della giustizia federale, che dovrebbe essere rivista e probabilmente allineata ai due diversi ambiti (pro e dilettanti)".