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Il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin, ha speso bellissime parole per Andre Agnelli, ma ha anche attaccato in maniera nemmeno troppo velata anche la Juve: "Non è possibile che certi club abbiano sotto contratto anche 100 giocatori e poi li prestino in giro, anche se magari hanno 30anni, solo per controllare il mercato. In tal senso, la prima squadra della lista è un’italiana”. Il riferimento è alla Juve, che in Europa controlla più giocatori di qualunque altra società. Ma non è sola, perché dalle nostre parti pullulano di giocatori anche Genoa e Atalanta, per dirne due. Questo perché, nonostante si possa applaudire alla bataglia di Ceferin, è innegabile che certe manovre siano figlie del sistema in cui ci si muove. Difficile muoversi in profondità se il sistema è bidimensionale. E le manovre juventine, infatti, hanno una giustificazione piuttosto chiara.

SECONDE SQUADRE - Facciamo un semplice confronto con il Barcellona. I catalani pescano un talento, per testarne la prontezza e la capacità di confrontarsi con i grandi lo dirottano in seconda squadra. Risulta tesserato per il Barcellona B e gioca tra i professionisit. La Juve, invece, deve obbligatoriamente dirottare in prestito i suoi talenti (o presunti tali) e spesso il giro di prestiti si allunga a tal punto da creare un rapporto assurdo in cui il ragazzo in questione transita a Torino solo tra un prestito e l'altro. Non propriamente l'ideale, ma senza seconde squadre Marotta e soci non possono fare di meglio. E non è un caso che in questa battaglia la Juve sia in primissima linea.

PUNTO DI FORZA - C'è da dire, poi, che nel sistema italiano, la Juve ha saputo fare dei tanti talenti controllati un vero punto di forza. Sia per quanto concerne i rapporti con altre società, sia in termini di plusvalenza, spesso garantite da giocatori che non hanno mantenuto le promesse. La società bianconera ha saputo fare di problematica virtù. Accusarla per questo sarebbe quantomeno scorretto.