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Il Corriere della Sera ha passato in rassegna alcuni passaggi fondamentali della requisitoria dell'accusa che si è svolta ieri a Torino in occasione del processo Alto Piemonte. Il concetto è chiaro: la 'Ndrangheta controlla il bagarinaggio della curva della Juve, senza però fare alcuna pressione su Andrea Agnelli. “La difesa di Dominello cerca di sviare l'attenzione sul fatto che Agnelli non ricevette alcuna pressione dalla 'Ndrangheta. È vero. Ma non è questo il punto. La 'Ndrangheta dal 2003 fece affari con i biglietti, Rocco Dominello aveva tutti i tagliandi che voleva”: rimangono quindi pesanti le accuse nei confronti di Agnelli, almeno da un punto di vista sportivo.

IL BAGARINAGGIO – Andrea Agnelli continua a non essere indagato, così come non lo sono altri dipendenti della società: “Ma non è questo il punto – hanno ribadito i pm Paolo Toso e Monica Abbatecola -. La 'Ndrangheta controllava il bagarinaggio, ogni gruppo ultà aveva la sua famiglia e otteneva una parte dei profitti. Gli ultrà avevano i biglietti della Juve e li rivendevano a prezzi maggiorati, più un gruppo aveva adepti e più ne aveva”. Centrale la figura di Dominello: “In questo panorama è entrato a sorpresa, spuntò dal nulla nel 2012 e ottenne tutto. In cambio del mantenimento della tranquillità allo Stadium ottenne una dotazione personale di biglietti tale da fargli guadagnare tremila euro a partita”.