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Un politico di razza, rispettato da tutti anche se le sue posizioni erano chiare. Soprattutto un grande juventino che non mancava mai di manifestare il suo spirito bianconero di appartenenza. Sia che fosse in una discussione tra amici che vestisse i panni istituzionali di parlamentare. Ecco, Altero Matteoli era un uomo delle istituzioni con la Juventus nel cuore. Lo ricordiamo come un grande amico a poche ore dalla sua morte in un tragico incidente stradale sull'Aurelia nel grossetano. Un amore per la Signora del calcio italiano quello di Altero, sbocciato da giovane nella sua Cecina in provincia di Livorno e poi coltivato quando all'inizio degli anni Ottanta Matteoli approdò a Roma per la sua lunga avventura parlamentare.

Erano gli anni dei duelli tra la Juventus di Giampiero Boniperti e la Roma di Dino Viola e Matteoli non perse la sua grinta battagliera anche quando si trattava di discutere di cose di calcio nella Capitale. Non era facile. Era stato testimone diretto in tribuna delle vittorie in Coppa dei Campioni nella tragica notte dell'Heysel e anche a Roma nella Champions League conquistata ai rigori con l'Ajax. Platini e Del Piero gli idoli che aveva nel cuore. Era a manifestare il suo tifo sincero e viscerale per la sua Juventus anche il giugno scorso a Cardiff nella gara persa con il Real Madrid. Incontrai Matteoli in estate e parlammo inevitabilmente anche di Juve. Disse che con la Champions ci avremmo riprovato e che Allegri,livornese come lui, avrebbe fatto di tutto per vincerla e regalare a noi tutti e anche a lui la soddisfazione più grande. 

Ma c'è un episodio che fa capire come Altero Matteoli fosse legato ai colori bianconeri. E' l'inizio di dicembre del 1998 la Juve in Champions deve affrontare il Galatasaray nella penultima gara di qualificazione del girone. Infuria una polemica  ferocissima e si temono atti di violenza da parte dei turchi che nei giorni precedenti hanno protestato contro la mancata estradizione da parte dell'Italia del leader curdo Abdullah Ocalan. In una Istanbul in stato d'assedio presidiata addirittura da 22mila uomini tra agenti di polizia e militari che la Juve atterra solo poche ore prima della gara. L'Uefa ha raccomandato di arrivare solo nel tempo per giocare e ripartire immediatamente. Probabilmente la gara non si doveva neanche disputare con la sconfitta a tavolino del "Gala" ma l'Uefa non ha la forza per deciderlo. Già sulla pista ad attendere i bianconeri ci sono 50 poliziotti. Due elicotteri sono pronti a portar via i giocatori Zidane e gli altri bianconeri e gli arbitri in caso di incidenti. Misure di sicurezza straordinarie in tutta la città. 

Si gioca in un clima feroce: segna Amoruso ma la Juve è raggiunta al '92 da Vedat e si qualificherà ai quarti di finale l'ultimo turno battendo il Rosemborg. Ebbene in quel frangente Altero Matteoli si comportò da uomo delle istituzioni e da juventino vero. A  "scortare" la squadra in quella trasferta impossibile per clima, tensione e condizioni estreme c'era anche lui come rappresentante del governo italiano ma soprattutto come grande tifoso bianconero. Era in aereo con la comitiva bianconera e si accomodò in una tribuna ribollente. Con la sua presenza voleva dare un messaggio di protezione ai suoi ragazzi, alla sua squadra.  Questo era Altero Matteoli, uomo generoso, politico che ascoltava tutti e mediava. Soprattutto un grande appassionato di Juve che ora vedrà da Lassù.