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E’ inevitabile perdere di tanto in tanto: il trucco è che non diventi un’abitudine”. La citazione proviene da Un’ottima annata, straordinaria commedia dolceamara diretta da Ridley Scott nel 2006, ma potrebbe anche essere assunta come pensiero cardine di Max Allegri. Ribaltando il punto di vista: vincere non è mai inevitabile. Il tecnico della Juventus lo ha ribadito anche oggi in conferenza stampa, lanciando forse come mai prima d’ora una sfida ai tifosi che - dopo una pace raggiunta a fatica - sono tornati a criticarlo nelle ultime settimane.

TIFOSI SILENZIOSI - “Mercoledì il pubblico ci è stato vicino”, ribadisce con diplomazia Allegri, evitando di sottolineare l’innaturale silenzio che più di una volta ha caratterizzato l’Allianz Stadium (raggiunto un insolito record negativo di tifosi presenti). Non è stata certo una prestazione esaltante, quella contro la Fiorentina, in un match faticoso e sbloccato dalla Juve soltanto grazie al servizio (episodico, isolato) di Cuadrado per Mandzukic. L’allenatore livornese ne è consapevole, evidenzia gli errori di chi - come Pjanic e Bernardeschi - lo ha fatto infuriare a pochi minuti dalla fine. Eppure il bersaglio dei tifosi non corre in campo, ma se ne sta in piedi davanti alla panchina: sempre Allegri, messo in discussione da buona parte del popolo bianconero anche dopo tre double consecutivi. Troppo importante lo status raggiunto dalla Signora esacampione d’Italia per vederla ancora soffrire contro avversari di media fascia (prima della Fiorentina, era accaduto contro il Genoa a Marassi, portatosi addirittura sul 2-0). C’è poi il nodo Champions League, sfuggita per due volte sul più bello e ancora “messa in secondo piano” da Allegri in favore del settimo scudetto di fila. E così, il timore che un’attesa lunga 21 anni si prolunghi ulteriormente cresce a dismisura nella mente dei supporters.

ORGOGLIO MAX - Ecco allora che Allegri scopre le carte, contrastando le critiche e simulando una serenità forzata. Ecco il riferimento alla cultura del successo: “Vincere non è normale, è sempre straordinario”. Si legga tra le righe: “Tre scudetti e tre Coppe Italia (un trofeo che a Torino mancava da 20 anni prima del 2015) consecutive”. A difesa del proprio lavoro, il tecnico prova a risvegliare dal torpore un popolo che sembra essersi abituato al dominio nazionale. Come se due finali di Champions League in tre anni rappresentassero la normalità, per un club rinato dalle ceneri del dopo-Calciopoli e cresciuto - sportivamente e finanziariamente - in tempo record. Allegri non è Mourinho, Klopp e neanche Antonio Conte (un nome mai banale alle orecchie del popolo juventino): non gonfierà mai il petto davanti alle telecamere, ma l’orgoglio è comunque palese, tra le pieghe delle sue stilettate. Tifosi troppo esigenti? La risposta di Max è chiara, la solita: cinque vittorie nelle prime cinque giornate di campionato. La sensazione, però, è che questo dato difficilmente riuscirà sabato sera - nel derby contro il Torino in programma all'Allianz Stadium - ad evitare nuovi silenzi. 

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