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Vincere a Lisbona è spesso fondamentale per la Juventus, ma mai semplice. Lo sapevano bene i bianconeri di Herrera, spazzati via dal ciclone Eusebio nella sfida al Benfica del ’68. Altra epoca, in cui la Vecchia Signora approdava in Portogallo senza i favori del pronostico. Ma anche in tempi recenti, la trasferta nella capitale lusitana ha riservato delusioni a dir poco dolorose per la Juve: spiacevole e sorprendente, in particolare, è quanto successo tre anni fa all’Estádio da Luz.

BUTTARE VIA L'EUROPA - E’ il 24 aprile 2014 e la Juve di Antonio Conte, che pochi giorni più tardi avrebbe ottenuto aritmeticamente il terzo scudetto consecutivo del suo ciclo (battendo il Sassuolo e assistendo alla sconfitta della Roma seconda in classifica contro il Catania), affrontava il Benfica di Jorge Jesus nella semifinale di andata di Europa League. Un match doppiamente speciale: primo, perché in palio c’era il pass per la prima finale europea da undici anni. Secondo, perché quella finale si sarebbe disputata a Torino, proprio allo Juventus Stadium. Un’occasione imperdibile per tornare al successo internazionale e dimenticare così la brutta eliminazione dalla fase a gironi di Champions. Invece va tutto male, o quasi: pronti, via ed è subito il Benfica a portarsi in vantaggio con il colpo di testa di Garay. La Juve soffre terribilmente il palleggio delle Aquile, ma nel secondo tempo il gol di Tevez (prima marcatura in Europa dal 2009 per l’argentino) sembra rimettere le cose a posto. Pura illusione: dopo dieci minuti il bolide di Lima chiude la sfida sul 2-1. Un risultato comunque recuperabile, se non fosse che i campioni d’Italia - nella gara di ritorno allo Stadium - non riescono a segnare neppure un gol agli avversari. Comprensibile la rabbia di diversi tifosi, che ancora oggi criticano Conte per aver “sacrificato” l’Europa League in favore del record dei 102 punti in campionato, a titolo già acquisito.

IL PARAGONE - Questa sera la Juve tornerà a Lisbona, ancora da campione d’Italia ma con uno status da vicecampione d’Europa che - se non vale per il palmarés - ha inciso notevolmente sulla reputazione internazionale del club. Sulla panchina non siede più Conte, ma quel Massimiliano Allegri che tanta fatica ha fatto per conquistarsi la fiducia dei sostenitori dopo l’addio del tecnico leccese. Anche dopo tre double di fila, alcuni rimpiangono il passato con l’ex capitano alla guida della squadra, primo artefice della rinascita dal 2011 in poi. Ecco perché lo Sporting rappresenta, ancora una volta, uno step fondamentale per Allegri. Il quale ha sì a disposizione una rosa certamente più competitiva di quella vista a Lisbona tre anni fa, ma ha al contempo dimostrato di tenere alta l’asticella anche dopo molti cambiamenti di organico: e poi, la sensazione è che non servissero Higuain, Dybala e Pjanic per battere il Benfica di Jorge Jesus. Lo stesso Jesus si ripresenta adesso nei panni dell’avversario, non più rosso ma biancoverde. E’ un nuovo capitolo della rivalità a distanza tra Allegri e Conte: ben vengano i paragoni, ma Max stasera deve dimostrare che la Juve a Lisbona può e deve vincere.


@mcarapex