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Bentancur, Marchisio, Matuidi: tre cambi nel giro di 19' - tra il 65esimo e l'84esimo -, tutti a centrocampo. Ma che senso ha? La Juve si accontenta di un pari che può essere considerato buono solo in parte. Certo, di fronte c'era il Barcellona, una squadra solida e quadrata, anche italiana, com'è stata definita nelle scorse settimane, ma per la qualificazione sicura e con un turno anticipo si poteva rischiare un po' di più - anche alla luce del prossimo difficile periodo, ricco di scontri diretti -facendo scelte ben diverse. Quali?

I CAMBI - Definirli folli, forse, sarebbe troppo, ma sicuramente i cambi di Allegri sanno di rinuncia. Rinuncia ad attaccare, rinuncia ai tre punti, resa alla noia. Come detto, un punto va bene, meglio di niente, ma non è questa la mentalità Juve. L'equilibrio è la chiave, certo, ma lo è anche nella filosofia e nella mentalità, che deve essere sempre la stessa, equilibrata e votata alla vittoria, come il noto motto impone. Khedira è il più affaticato, visibilmente in difficoltà già dal primo tempo, ma a lasciare il campo per primo è Miralem Pjanic, con la sua qualità e la sua capacità di verticalizzare. Per? Bentancur, giovane di prospettiva e molto bravo, ma rimproverato proprio per questa mancanza di verticalità. Poi Marchisio: prima mezz'ala nel 4-3-3 come non si vedeva da tempo al posto un Cuadrado molto spento, successivamente esterno destro in 4-4-2 con quattro centrocampisti centrali, proprio lui che dopo l'infortunio necessità di minuti per avere nuova brillantezza. Infine Matuidi. Il francese sarebbe stato molto utile, ma non a 5' dalla fine, semmai a 40' dal termine, magari per Khedira. E invece entra per Douglas Costa, con il compito di arrestare i pochi attacchi di Semedo e recupare quei 2-3 palloni in grado di far rifiatare la squadra. Risultato? Un equilibrato e rinunciatario 0-0.

L'ATTACCO - Spumeggiante in Serie A, a stento in Champions League. Con il Barça si interrompe una striscia di 34 partite consecutive in rete allo Stadium: era il 16 settembre 2016 contro un'altra spagnola, il Siviglia. Ma soprattutto, dopo 5 gare dei gironi, l'attacco della Juve con 5 gol è il peggiore tra le 16 candidate al passaggio del turno. Alla fine, in realtà, l'occasione ci sarebbe pure, ma Ter Stegen fa il fenomeno su Dybala e chiude tutto. Ma anche qui è solo questione di un guizzo, nella noia.