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Quando, da bambino, mi scappava di fare il saputello ci pensava mia nonna Caterina a rimettermi nella riga della modestia. “Vuoi insegnare ai gatti ad arrampicare, ma non va bene” diceva, in dialetto piemontese, e il significato era chiaro. Insomma, a ciascuno il suo mestiere per le competenze specifiche. Io non sono un allenatore di pallone, ma un osservatore e soprattutto da sempre un grande appassionato anche se oggi, fatalmente un po’ meno, per ovvie ragioni. E’ vero che in Italia siamo “tutti mister” da caffè dello sport, ma poi oltre alle chiacchiere non è possibile andare. Decidono, fanno e disfano i tecnici veri e cioè i professionisti della panchina ricevendo in cambio prebende di grande e forse eccessivo riguardo.

Massimiliano Allegri, con buona applicazione nello studio e con sacrificio, si è guadagnato un posto di tutto rispetto nel club di questi fortunati lavoratori. La sua onestà intellettuale, applicata alla  professione, è fuori discussione. Ciò non toglie che, anche soltanto per una questione anagrafica e quindi avendo “visto calcio” più di lui, non mi senta in diritto di muovergli un appunto riferito ad una certa miopia che rischia di danneggiare la Juventus.

Voglio dire, soprattutto, di Paulo Dybala e del suo impiego strategico e tattico che a mio avviso sta mortificando le qualità innate del campione argentino e anche i tifosi ai quali viene vietata la possibilità di godere appieno di uno spettacolo ultimamente assai povero. Al di là dei rigori sbagliati, come insegnava De Gregori nella sua canzone, ho la netta impressione che Dybala non riesca ad esprimere tutte le sue indiscutibili qualità perché obbligato a fare un lavoro che contrasta con le sue corde originali di spirito libero.

Gli hanno dato, per responsabilizzarlo, la maglia numero 10 e soltanto questo dovrebbe bastare per vederlo in campo muoversi in una posizione tattica adeguata e rispettosa della sua vocazione alla fantasia e alla creatività. Invece, su indicazione precisa di Allegri, troppo spesso Dybala vaga come un’anima in pena da destra a sinistra eppoi avanti e indietro come un centrocampista qualsiasi. Lui che dovrebbe rappresentare l’uomo dell’ultimo tocco decisivo in porta per fare gol oppure al compagno per consentirgli di segnare. E’ fatale e anche normale che la “Joya” si intristica e che si “scolleghi” come sostiene Allegri il quale il primo responsabile di questo “stand by” agonistico.

La cosa mi fa tornare in mente, con tutti i distinguo del caso, ciò che faceva Carletto Ancelotti nella Juventus con Henry obbligandolo a giocare lungo la fascia sinistra piuttosto che nella sua posizione naturale che successivamente lo portò a essere uno fra i più bravi calciatori al mondo. Avere la fortuna di poter contare su un campione come Dybala per poi costringerlo in una gabbia anche mentale equivale ad avere il Genio della Lampada e a impedirgli di uscire. Allegri, dunque, faccia come Aladino. Lo liberi prima che sia troppo tardi, specialmente per la Juventus.

@matattachia


Dybala, periodo nero: lo sponsor gli fa causa (leggi qui).