Sul futuro: “Quale partita vorrei rigiocare tra Berlino, Monaco e Cardiff? Vorrei giocare… Kiev! Per farlo dobbiamo ripartire proprio da Cardiff, ma con rabbia positiva e assolutamente senza ansia. E adesso, magari arriviamo per la terza volta in finale e questa volta la vinciamo”.
INTERVALLO DI CARDIFF - “Non è successo assolutamente niente e mi sono divertito un sacco quando, quest'estate, sono uscite tante voci fantasiose. A volte inventano delle cose che nemmeno in un film riuscirebbero a raccontare, tanto sono incredibili. A Cardiff avevamo giocato un bel primo tempo e nell’intervallo ero preoccupato solo perché avevo due giocatori zoppi, Pjanic e Mandzukic. Nella ripresa il Real, quando ha capito che poteva schiacciare sull'acceleratore, l'ha fatto, come fanno le grandi squadre”.
BONUCCI - “Mi è dispiaciuto molto, perché Leo sarebbe stato il futuro capitano della Juventus. Un uomo spogliatoio che nel futuro avrebbe insegnato e trasmesso il dna bianconero. Però ha fatto una scelta e di questo non ne va fatta una colpa a nessuno: né a lui, né alla società e nemmeno all'allenatore”.
AGNELLI - “Il presidente è giovane, ma nonostante l’età ha grandi idee ed è bravo a miscelare la tradizione di una delle famiglie più importanti d’Italia assieme ai suoi progetti per l'estero. Vuole far diventare la Juventus una delle società più grandi a livello mondiale”.
RAPPORTO CON I CALCIATORI - “Mi piace scherzare con loro, ma sempre con rispetto dei ruoli. Le sfide con Pogba? Pensava di vincere sia a basket sia a calcio: magari con le mani sì, ma se pensava di battermi con i piedi... Spero solo non sia andato via per questo, altrimenti per farlo rimanere l'avrei fatto vincere apposta! A ogni modo, nel calcio, chi dice che tutti i giocatori sono uguali è un ipocrita. Prendete Buffon: senza togliere nulla a nessuno, Gigi è un giocatore diverso dagli altri. È così e basta. Credo che abbia un futuro importante a livello dirigenziale, magari in Federazione. È un uomo con cui mi confronto e che in certi momenti ha comunque bisogno del sostegno dell'allenatore”.
TIFOSI - “Perché a fine partita mi infilo negli spogliatoi di corsa, senza passare sotto la curva? Fa parte del mio carattere. Io sono molto timido e mi dà quasi fastidio dare o ricevere dimostrazioni di grande affetto. Preferisco gioire dentro me stesso. Non riesco a essere costruito: come mi vedete, così sono. Ma ai tifosi sono molto legato, anche se a volte non si vede. E sono legatissimo anche alla mia città, Livorno: infatti quando mi tolgo le vesti di allenatore della Juventus, torno a essere "Acciuga", come mi chiamano i livornesi da quando ero ragazzo”.
PRIMO GIORNO DI JUVE - “Quella mattina (delle dimissioni di Conte, ndr), quando mi è arrivata la telefonata della Juventus, non riuscivo a capire. Pensavo mi volessero chiedere informazioni su qualche giocatore. Poi la sera sono stato invitato a cena dal presidente Agnelli: mi ha comunicato che cercavano un allenatore e mi ha chiesto se ero disponibile. Ovviamente lo ero: la squadra veniva da tre anni di successi in Italia e credevo avesse ancora qualcosa da dare, specialmente in Europa”.
SETTE BELLO - “Dico solo che il 7 è un bel numero. I ragazzi ormai hanno un dna vincente e soprattutto c'è una grande disciplina, ci sono delle regole da rispettare. Qualsiasi giocatore che arriva alla Juventus, se può dare otto, alla fine riesce a fare nove”.
TEVEZ, IBRA E INZAGHI - “Carlos era un leader silenzioso, ma quando parlava, le sue parole dentro lo spogliatoio erano sempre pesanti. Ibra è un campione straordinario, il problema è che ogni tanto pretendeva che i suoi compagni riuscissero a fare le cose che faceva lui. Io gli dicevo che era impossibile, che molte cose che faceva lui gli altri nemmeno potevano pensarle. Inzaghi? Un giocatore micidiale: quando arrivava la Champions, lui faceva sempre gol”.
FUTURO - “A scuola ci sono andato poco, anzi pochissimo, e questo un po’ mi dispiace: è vero che i mestieri come il mio li impari con la pratica e il sudore, ma la scuola serve per avere una cultura generale. Ho commesso un errore, lo ammetto. Ma una vita senza errori è una vita piatta e a me le cose piatte non piacciono. Sono comunque cambiato, da ragazzo quando facevo il giocatore a oggi che faccio l’allenatore. Molti hanno paura di invecchiare, ma io dico che fortunatamente si invecchia: l’importante è mantenere acceso il fuoco della passione. Se uno ha passione, trasmette anche agli altri la voglia di lavorare. E io, a fare l’allenatore, mi diverto ancora”.
Infine, quando gli viene mostrato un video di auguri – a sorpresa - della figlia Valentina, dichiara: “Ogni tanto abbiamo degli scontri, ma è una ragazza molto intelligente: va all’Università, si dovrà laureare, sta già cominciando ad approcciarsi al mondo del lavoro. E spero che presto mi dia anche dei nipotini!”.