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Massimiliano Allegri, condottiero (fino al 2020) della Juventus, dopo le interviste rilasciate ieri a Sky Sport e Premium Sport, si è ripetuto con un altro intervento riportato quest'oggi sulla carta stampata. Ecco il suo bis ai microfoni di Tuttosport, a partire dal mercato: "Szczesny? Non è fatta! Quando tornerò la Juve avrà preso dei giocatori che migliorano la squadra. Ora la Juve è arrivata ad un livello talmente alto che i campioni di questo spessore sono pochi. Per andare avanti bisogna trovare quei calciatori che completino i reparti dove siamo più carenti. Verratti? Ottimo giocatore, ma è del PSG e credo che resterà a Parigi". 

IL COLPO - "Schick? Ha qualità, fa cose non normali. Dove metterlo? Prima i giocatori devo allenarli. Dybala faceva il centravanti prima di venire da noi"

AVVERSARIE - "Milan si avvicina alla Juve? No, si avvicinerà di più il Napoli. E l'Inter, che già aveva una squadra importante".

CONTE - "Non ci siamo sentiti, però credo che lui debba essere contento se la squadra è arrivata a vincere sei scudetti di fila. Ha vinto la Premier perché è la squadra più forte".

CARDIFF - "Finale di Champions? L'ho rivista.  Molto bene il primo tempo, mentre nel secondo avevamo Pjanic con il ginocchio ballerino e Mandzukic con la caviglia che si stava gonfiando. Poi c'è stato un episodio sfavorevole e lì il Real Madrid ha capito che poteva farci male. E ci ha fatto male. Non riuscivamo più a passarci la palla, nella ripresa. In quel quarto d'ora abbiamo avuto 3-4 situazioni in cui con lucidità sei davanti al portiere loro, invece... Cosa è successo all'intervallo? Mandzukic era lì che si stava 'operando' alla caviglia. E Pjanic era sdraiato e non poteva rientrare".

DEPRESSIONE - "In giro ho visto depressione da parte dei tifosi, io invece credo che dovrebbe esserci soddisfazione per ciò che è stato fatto. Andare in finale è una vittoria. Dopo, se porti a casa la Coppa è meglio, però non scordiamoci che la Juventus l'ultima finale prima di Berlino l'aveva giocata 12 anni prima. S'era persa anche l'abitudine a giocarne certe partite: la trovi solo giocandole... Contro il Barcellona due anni prima avevamo i cambi, col Madrid meno: la squadra era stata costruita per giocare in un modo e poi abbiamo cambiato. Ho dovuto tirare il collo a quelli davanti". 
 
HD - "Dybala giocava la sua prima finale di Champions: ha pagato un po’ le alte aspettative. Ma è fisiologico: l'anno prossimo sarà diverso. Higuain è più abituato, ma giocare contro Sergio Ramos e Varane non è facile. Come quando gli altri attaccanti giocano contro i nostri difensori. Serve una partita straordinaria: se in quella sera non la trovi, gli altri prendono il sopravvento. Scorie? Assolutamente no! Il fatto che ci sia l'amaro in bocca è una molla di rivalsa e di sfida". 
 
LASCIARE LA JUVE - "Possibilità? C'è stata. Dopo la sconfitta ho avuto bisogno di un attimo per capire se avrei avuto voglia di continuare. Tutti mi chiedevano, prima: se vinci vai via? Ma è stato il contrario. Se avessi vinto, sarei rimasto di sicuro. La sconfitta mi ha creato dubbi, però quando ho capito che ero convinto di quello che stavo facendo e ho analizzato la squadra, ho risolto i dubbi. La riflessione? E' durata due ore. Sono convinto che questa squadra possa fare ancora grandi cose. Io sono arrivato alla Juve e mi è stato detto che il campionato era la priorità, poi veniva la crescita europea. La Juve deve stabilizzarsi nelle prime 8, poi si vedrà. Nella prossima Champions ci saranno le inglesi più forti e agguerrite e sarà più dura, ma più affascinante. Noi dovremo migliorare e fare più gol". 
 
MODELLO - "Prima l'Atletico, ora? Il Bayern: dopo due ko, la terza l’ha vinta". 
 
DOUGLAS COSTA - "Quando tornerò la Juve avrà preso dei giocatori che migliorano la squadra. Ora la Juve è arrivata ad un livello talmente alto che i campioni di questo spessore sono pochi. Abbiamo trovato un nuovo sistema di gioco, per andare avanti bisogna trovare quei calciatori che completino numericamente i reparti dove siamo più carenti". 
 
4-2-3-1 - "Punto di partenza? Sì, anche se il bello del calcio è che non ci sono certezze... Magari compri giocatori per il 4-2-3-1, non trovi l’alchimia e ricambi ancora sistema. L'importante è che la squadra ottenga i risultati. La nostra sfida è migliorare la qualità del gioco e la padronanza nelle partite importanti. Nella finale, nel primo tempo non puoi andare sempre a 100 all’ora e farti prendere dalla foga. Devi alzare e abbassare i ritmi con la palla tra i piedi: in questo dobbiamo lavorare". 
 
SERIE A PRIORITA' - "Sì, non ci è venuto a noia: dobbiamo vincerlo. Gli stimoli non mancano: Roma e Napoli sono state straordinarie, se non avessimo fatto 91 punti sarebbe stata dura. L'anno prossimo ci saranno le milanesi che investono tanto, il Napoli che ha la stessa squadra, la Roma che viene da 87 punti". 
 
NORMALITA'? - "Cosa mi infastidisce? Quando dicono che per la Juventus vincere i campionati sia la normalità. In realtà vincere è sempre straordinario. La cosa che mi fa pensare è la grossa delusione dopo la finale di Champions: invece dovremmo essere orgogliosi. Da quando c'è il presidente Andrea Agnelli la Juventus ha fatto un percorso importante. Negli ultimi tre anni la Juve ha fatto tutte le partite per vincere un trofeo, fuorché la Champions l'anno scorso. Dovremo essere ancora più cattivi nell'avere una sfida dentro noi stessi. I gufi? Fa parte del gioco, sono uno stimolo in più". 
 
3-4 ANNI SULLA STESSA PANCHINA - "Temo logorio o abitudine? No, no, no! L'esperienza di Milano mi ha insegnato molto: dovevo andar via un anno prima. Ora sono rimasto perché convinto e motivato, altrimenti me ne stavo al mare. Poi c'è il fatto che questa squadra ha da fare molto». 
 
LE RICHIESTE - "Abbiamo perso Pjaca, pertanto c’è bisogno di giocatori davanti. Il problema di Marko è lo stesso di Marchisio. Lo considero, ma deve passare un'annata prima che torni al top".