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Il finale, tragicomico di Real-Juventus, con quel rigore inesistente concesso agli spagnoli e la successiva cacciata dal campo di un Buffon ragionevolmente incazzato ha dato il via una tempesta di reazioni assortite figlie della passione pro e contro ciò che era accaduto in campo. Difficile era trattenere e domare pulsioni emotive che non fossero perlopiù orientate verso una condanna dell’arbitro e sei suoi collaboratori piuttosto che non rispetto al potere politico della società madridista.

Dirigenti o presidenti di altre squadre, italiane e non, avrebbero pubblicamente esternato sull’onda delle emozioni a caldo espressioni di condanna rivolte ai presunti “manovratori” di un Sistema truffaldino  per giustificare l’insuccesso. E’ ciò che NON HA FATTO (sottolineo il maiuscolo) il presidente bianconero Andrea Agnelli il quale, a cuori ancora bollenti, ha commentato la beffa subita con quella signorilità ed eleganza dialettica, seppure non prive di una sottile ironia, le quali avrebbero reso orgogliosi di lui sia il babbo Umberto e sia lo zio Gianni. Nelle sue parole post partita nessuna accusa specifica e dietrologica ma soltanto la richiesta, legittima, dell’introduzione del VAR da parte dell’Uefa e dell’alternanza del designatore arbitrale. Un esempio, raro, di equilibrio e di buon senso che dovrebbe far riflettere i “padroni” del calcio. Anche quelli che per una vittoria si buttano vestiti, come Marcello Mastroianni, in una fontana.