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Centomila euro non sono certamente pochi, ma il presidente della Juventus Andrea Agnelli li pagherà volentieri pur di aversi visto interrompere la squalifica che gli era stata inflitta per il “caso” biglietti-‘ndrangheta. Un “regalo di Natale” anticipato, che renderà più liete le festività al patron bianconero, per il quale la “multa” non prevede neppure la decurtazione di “punti sulla patente”. La giustizia sportiva ha deciso a questo modo, come sempre molto farisaico, lasciando che siano i colleghi della divisione ordinaria a continuare il lavoro di indagine su quello che è comunque un cancro per il calcio italiano.

Che la malavita organizzata e le cosche di ogni denominazione abbiano da tempo messo radici nel mondo dello sport più amato e più popolare è un fatto ormai acclarato. E per verificarlo non occorre leggere Saviano. La Juventus, in questo senso, rappresenta soltanto una delle “vittime” di questo sistema mafioso con il quale le cupole, attraverso la loro manovalanza, tengono in ostaggio e ricattano le società calcistiche in ogni ordine di categoria.Il fatto che sia stata la Juventus a finire sul banco degli imputati e dei sospetti non deve stupire più di tanto. Chi si trova sotto la luce dei riflettori sempre in primo piano diventa fatalmente un bersaglio grosso e facile da colpire. Dietro la Juventus, però, si trova una fila interminabile di altri soggetti “ricattati” da coloro i quali insistono nel definirsi tifosi.

Ebbene, proprio per la ragione di essere finita nel mirino dell’antimafia e della giustizia sportiva io credo che la società bianconera nella persona del suo presidente anziché mascherarsi dietro i “non so…non conosco…non mi risulta…non è vero” avrebbe potuto e dovuto tentare di abbattere il vergognoso muro dell’illegalità più o meno strisciante esattamente come fanno sempre più spesso i piccoli eroi del nostro quotidiano i quali trovano il coraggio di denunciare il teorema del “pizzo” e il delinquenti che li dissanguano. 

Agnelli certamente non ha mentito ai giudici e i suoi avvocati hanno fatto un ottimo lavoro per consentire al loro assistito di uscire da questa vicenda con una semplice multa. Peccato, per la società civile e per il mondo del calcio, che adesso la realtà delle cose non muterà di una sola virgola e che le società continueranno a vivere con le mani mafiose alla gola. La Juventus e Andrea Agnelli evitando, anche per ragioni comprensibili, la strada della “verità e niente altro che la verità” non hanno permesso che venisse scoperchiato il tombino della fogna per la dovuta e necessaria bonifica. Una grande occasione buttata. Che peccato, però.

Tutte le fasi del processo ad Andrea Agnelli nella nostra gallery dedicata.