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Eric Abidal ha concesso un'intervista a La Stampa per parlare del match di questa sera tra Juve e Barcellona ma anche per fare le carte alla Champions League che prende ufficialmente il via questa sera.

La Champions riparte da Barcellona-Juve. Cose è cambiato rispetto all’incrocio dell’ultima stagione? 
«Non un granché, so che sembra strano dirlo, ma sono due squadre rimaste forti che vogliono vincere questa competizione e, più o meno per gli stessi motivi, hanno bisogno di esordire in modo convincente. Battere un avversario forte in Europa toglie i rumori di fondo». 
 
Il Barcellona non ha più Neymar però. E i tifosi contestano. 
«Certo, da queste parti sono abituati a tenersi i più forti e rafforzarsi ogni anno, è stato uno choc per tutti vedere un crac così giovane partire. Ora tocca ai giocatori dimostrare che si può andare avanti senza di lui ad alti livelli». 
 
I fischi al presidente riguardano solo la campagna acquisti o c’è la paura che il Barcellona venga ridimensionato? 
«Questo pubblico ha visto un calcio sublime, sono abituati al meglio e danno un sostegno pazzesco, hanno diritto a essere critici. La stagione è partita bene in realtà. Questa sfida può far girare gli umori». 
 
Messi e Dybala leader con Barcellona e Juve, anonimi con l’Argentina. In questo scontro diretto che faccia tireranno fuori? 
«È sempre più facile giocare nel club. In nazionale bisogna adattarsi, non sempre se ne ha voglia, non sempre è semplice». 
 
La Spagna ha battuto l’Italia 3-0 nelle qualificazioni Mondiali, c’è tutta questa differenza? 
«La sconfitta è stata pesante però non penso che abbia raccontato tutto. Alle grandi nazionali capitano certi tonfi e, come è ovvio, si notano. Non penso che quello sia il valore degli azzurri». 
 
Sia il Barcellona sia la Juve sono stati battuti dal Real Madrid l’anno scorso. I campioni d’Europa sono ancora di un altro livello? 
«Il Madrid ha la stessa sicurezza che qualche anno fa aveva il Barcellona, quel dinamismo che ti dà la marcia in più. Ma il calcio cambia continuamente e a una velocità vertiginosa. Vediamo il girone, poi se ne riparla». 
 
Quando giocava con lui nella Francia avrebbe immaginato Zidane allenatore così vincente? 
«Proprio no. Ma è stato determinante: il suo stile è perfetto per il Real Madrid e ha il grande merito di aver dimostrato che vincere due Champions di fila non è impossibile». 
 
Che caratteristiche prenderebbe da Messi e Ronaldo per il giocatore perfetto? 
«La precisione tecnica di Messi e la sua abilità a dribblare. La velocità e la confidenza con il gol di Ronaldo». 
 
Il Psg ha speso l’impossibile, può davvero vincere questa Champions? 
«Con questa formazione sì, è il motivo per cui si sono lanciati in un mercato tanto chiacchierato. Io non conosco le dinamiche, ma non credo che l’acquisto di Neymar sia stata una vendetta per l’eliminazione brutale dell’anno scorso al Camp Nou. Provano a mettere le mani su questo trofeo da anni, hanno deciso di investire il massimo per riuscirci». 
 
Sembra che con questo mercato folle il calcio abbia definitivamente perso l’anima. Lei ha vissuto momenti difficili e intensi quando era malato: c’è ancora spazio per il fattore umano? 
«Non si può generalizzare. Ci saranno sempre dibattiti, scelte che fanno discutere o che, addirittura, scandalizzano, ma gli spogliatoi seguono un’altra vita. Spesso non somigliano a quello che si vede. O si immagina». 
 
Il suo amico Dani Alves ha cambiato maglia un’altra volta. Davvero il calcio italiano gli stava stretto? 
«Sono scelte personali. E se le può permettere: è sempre titolare ovunque vada».