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Anche gennaio, come ogni mese precedente, ha recato in dote uno schiaffone in pieno volto alla Juve. Lo scivolone di Firenze rende quindi ancor più delicata la sfida di domenica con la Lazio. Una partita dal sapore speciale soprattutto per un leggendario doppio ex come Dino Zoff. Portiere e capitano prima, allenatore vincente poi della Juve. Allenatore e presidente della Lazio successivamente. Ed è proprio Zoff a rilanciare le ambizioni della Juve, non soltanto in Italia ma anche e soprattutto in Europa: “Sono sicuro, la Juve ha tutto per provare ad arrivare fino in fondo anche in Champions League. Non è facile, ovviamente. Ma ritengo sia già tra le quattro squadre più forti d'Europa al fianco di Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona”.
 

Non è quindi da considerarsi una squadra in crisi o a fine ciclo?

“Nessuna crisi, semplicemente le sconfitte fanno parte del gioco e possono capitare. Forse era eccessivamente impressionante un cammino di sole vittorie. Adesso in fondo tutto procede come previsto, la Juve è prima in campionato, agli ottavi di Champions e ai quarti di Coppa Italia. Poi bisognerà vedere come si concluderà la stagione, ma fin qui mi sembra tutto nella normalità e nelle aspettative”.


Il mercato come può migliorarla?

“Non saprei, credo che questa società meriti fiducia. La Juve ha sempre fatto le cose per bene, programmando il futuro anche quando sembra essere tutto a posto così. Anche ai miei tempi si lavorava in questo modo in fondo”.


Si parla tanto di un Allegri a fine corsa, cosa ne pensa?

“Che alla fine contano solo i risultati. Se dovesse vincere anche in questa stagione, non vedo come possa andare via o la Juve decidere di mandarlo via. Se invece i risultati non dovessero arrivare, probabilmente si cambierà come sempre accade”.


Da grande appassionato di motori, come vedrebbe Andrea Agnelli presidente della Ferrari una volta chiuso il percorso in Juventus?

“Non sarebbe un passaggio semplice, il mondo della Formula Uno è complesso sotto ogni punto di vista. Credo che forse per il bene di tutti sarebbe meglio continuare a lungo con Agnelli presidente della Juve, in questo ruolo sta ottenendo risultati impressionati non soltanto per quel che riguarda l'aspetto calcistico”.


E di Buffon? C'è qualcuno in grado di diventarne l'erede o non ne ha ancora bisogno?

“Tutti hanno bisogno di un erede, anche lui. Vederlo alzare la Coppa del Mondo in Russia sarebbe bellissimo, un messaggio incredibile per tutto il mondo del calcio. Però è anche giusto provare a guardare dopo di lui, per quel che stiamo notando in questi mesi effettivamente Donnarumma sembra poterne ricalcare le orme. Sembra un nuovo fenomeno, anche se ha ancora tanto da dimostrare”.


Domenica c'è Juve-Lazio, una partita speciale...

“Per me lo è sicuramente, spero che vinca il migliore come si suol dire. Entrambi questi club mi evocano solo bei ricordi, sono le squadre a cui sono più legato oltre al Napoli”.

 

Che Lazio affronterà la Juve?

“Una Lazio di grande prospettiva che ora dovrà dimostrare di sapersi confermare dopo un ottimo girone d'andata, la parte difficile arriva ora”.

 

Dovendo scegliere un momento di questi due lunghi viaggi?

“Del periodo alla Lazio ricordo specialmente l'anno in cui, da presidente, subentrai a Zeman per portare la squadra fino alla qualificazione europea. Degli anni alla Juve, forse, resta la vittoria della Coppa Uefa a Bilbao la fotografia più bella: prima vittoria internazionale della Juve, con una squadra interamente italiana, un episodio irripetibile per il nostro calcio”.

 

E del periodo sulla panchina della Juve cosa è rimasto?

“Tanta soddisfazione, spesso si dice che era una Juve povera di talento ma non era così. E infatti vincemmo tanto, in quegli anni Coppa Uefa e Coppa Italia – vinta contro il Milan dei fenomeni - avevano un grande valore. Il rammarico è legato al fatto dell'essere rimasto solo due stagioni, purtroppo in quel momento la Juve decise di cambiare allenatore prendendo una svolta del tutto mediatica (lo sostituì Maifredi, ndr) e i risultati poi diedero torto a questa scelta. Ma la soddisfazione per quanto raccolto in quel biennio rimane tanta”.
 

In conclusione, un pensiero non può che volare a Gaetano Scirea: “Un esempio per tutti come ce ne vorrebbero ancora oggi. Un campione autentico che infatti vinse tutto, una persona di un'eleganza e di una lealtà che ancora oggi manca tantissimo al nostro calcio”.