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Manca poco. Anzi: manca sempre meno. Nicolò Fagioli è pronto a rivivere le emozioni del calciatore, di chi indossa la maglia della propria squadra del cuore. Da quel 19 ottobre 2023 - giorno in cui è stata comminata la squalifica per scommesse, con l'ausilio del patteggiamento con la Procura Federale -, al prossimo 20 maggio 2024: sette mesi in cui c'è stato di tutto. E sopra quel tutto, c'è stato poi un percorso. Di cura. 

A seguire l'iter riabilitativo di Nicolò è stato il Prof. Paolo Jarre, uno dei massimi esperti italiani sulle tematiche legate all'azzardo patologico, che ha accompagnato Fagioli anche nei vari incontri tenuti in Piemonte, volti a sensibilizzare sul tema. In esclusiva per IlBiancoNero.com, le sue parole sul rientro in campo del centrocampista.



Dottor Jarre, come sta Nicolò? 
"Sicuramente c'è stato un netto miglioramento. Non solo determinato dalla cessazione del comportamento di gioco d'azzardo - e occhio a quando si parla di 'gioco' -, ma più in generale. Il miglioramento ha riguardato anche altri aspetti della vita, come quello relazionale". 

Lo vede cresciuto? 
"E' un ragazzino, eh. E' ancora giovane! Aver iniziato però la sua carriera alla Juventus, a 14 anni già via di casa, gli ha dato la consapevolezza di essere cresciuto prima dei suoi coetanei. Rispetto a questo magari ha avuto un po' la presunzione di potersela cavare da solo, invece magari di chiedere aiuto. Sicuramente oggi c'è una situazione di migliore stabilità complessiva rispetto alla situazione in cui l'ho conosciuto alla fine dell'estate scorsa". 

Crede che sarà pronto per rientrare in campo?
"Sull'aspetto fisico e tecnico non posso parlare. Ma dal punto di vista mentale è sicuramente pronto, con lui prestiamo molta attenzione al fatto di non dare un peso, un'importanza eccessiva a questa finestra, che sarà brevissima fino alla fine del campionato, ma di pensare nel lungo. La preparazione estiva, la prossima stagione. Rimane un sogno, ma sapendo benissimo che illudersi non servirà, la convocazione per gli Europei. Come apparso più volte sui media, l'esempio è quello di Paolo Rossi. Che rientrò in campionato a fine maggio nel 1982 e a luglio vinse la Coppa del Mondo da capocannoniere e centravanti della Nazionale. Certo: la storia è diversa. Un pochino, una fantasia, un sogno si può coltivare". 

Ha lavorato su se stesso per questo traguardo. 
"Senza illudersi. E' un sogno e come tale va trattato. Non sta a me giudicare le qualità professionali, anche se sono evidenti a un profano. Ma ho già dichiarato che sarebbe un bel messaggio, non solo per Nicolò, ma per tutti i ragazzi che si trovano nelle sue condizioni. Senza la fortuna, e sfortuna, di essere finiti sui giornali per chiedere aiuto. Ecco: chiedere aiuto alla fine paga. E sarebbe un messaggio educativo importante. Poi il CT faccia le sue scelte, tenendo conto magari anche di aspetti educativi, oltre che tecnici. Chiedere aiuto, farsi aiutare, curarsi rispetto alle proprie fragilità. dà i suoi risultati anche dal punto di vista professionale": 

Come sarà adesso il percorso di Nicolò?
"Sicuramente qualcosa dovrà cambiare. E' già cambiato in questi ultimi tre mesi, in cui si sono fatti incontri pubblici. Sono stati fatti 8 dei 10 prescritti, e una parte del lavoro è stata legata alla preparazione dei contenuti del lavoro svolto. Da una prima focalizzazione sul lavoro psicoterapeutico del ragazzo, si è passati al 'come' affrontare una platea. All'inizio c'era un po' di timore, ha tratto anche piacere da questi incontri. Quando tornerà in campo, cambieremo ancora. Ci sarà da valutare anche le emozioni correlate a quest'aspetto. Tenendo conto che le emozioni positive possono essere potenzialmente rischiose. Lavorandoci si può scongiurare che un gol o una bella prestazione possa dire: vabbè, mi merito qualcos'altro". 

Sul rischio recidiva: come vede questa situazione?
"Il rischio c'è, bisogna essere onesti, esattamente come un fumatore che ha smesso da 5, 10, 15, 20 anni. Ha più probabilità di farlo rispetto a chi non l'ha mai fatto. La strategia più importante per scongiurare una ricaduta è ricordarsi della propria fragilità, delle proprie difficoltà. Non voltare la pagina completamente, o nascondere i problemi, ma continuare a parlarne. Farsi forte della propria vulnerabilità. Ed essere onesti con se stessi, e dire, come ci capita spesso: Nicolò è un bravissimo calciatore, ma sul resistere rispetto alle sirene del gioco d'azzardo, è uno dei tanti. E deve proteggersi. Non è che il fatto di essere un calciatore lo protegga, anzi...". 

Il rientro in campo gli potrà far bene? 
"Sicuramente direi che casca al momento giusto. Bene o male, pur essendo stato scettico sul fatto di comminare una squalifica su un problema di salute, e su questo ci sono parecchi aspetti critici, al ragazzo più che al calciatore il periodo di standby può portare a qualcosa di positivo. Casca a fagiolo, per utilizzare un gioco di parole".